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L’ultimo (speriamo davvero ultimo) rialzo dei tassi deciso dalla BCE

Il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea riunitosi il 16 marzo 2023 ha confermato la decisione di alzare nuovamente i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale.

Questi i tre tassi “toccati”:  i) rifinanziamenti principali, che sale al 3,50%; ii) depositi che sale al 3%; iii) prestiti marginali, che sale al 3,75%.

La decisone non arriva di certo inaspettata, avendo la stessa BCE già da tempo preannunciato le proprie intenzioni.

Christine Lagarde, presidente dell’istituzione, si è così espressa in conferenza stampa: «l‘inflazione si prevede troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Pertanto, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento, in linea con la sua determinazione ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine» (…).  «La decisione è stata presa a larga maggioranza e molto rapidamente» ha poi riferito. Chiarimento quest’ ultimo che, per il solo fatto di essersi reso necessario, fa comprendere che forti siano state le contestazioni al riguardo pure in seno al direttivo della banca centrale.

Ciò detto, ci permettiamo di commentare che quella dell’innalzamento dei tassi è una “botta” che si aggiunge ad altre terribili “botte” che stanno continuando duramente a complire la nostra economia; con pochi effetti sull’inflazione (se non, addirittura, al contrario senso di incrementarla). Una deriva pericolosissima per il nostro sistema economico e sociale.

Ciò perché la stessa inflazione, è talmente evidente che è addirittura banale ricordarlo, oggi non dipende dai tassi di interesse, ma dalla carenza di materie prime causata dalla guerra e dalle speculazioni che in tale carenza trovano terreno fertilissimo. Essa, cioè, ha origini ben diverse da quelle di una “euforia espansionistica” correlata al basso livello dei tassi d’interesse.

Ed in questo drammatico periodo storico l’innalzamento dei tassi d’interesse risulta costituire ulteriore componente di costo per le imprese; non cura le cause dell’inflazione (che appunto non sono monetarie), né ne allevia sensibilmente gli effetti, ma leva altro ossigeno ad un sistema economico e sociale già in affanno.

Ma tant’è. La BCE deve evidentemente mantenere le sue posizioni; tutelare specifici interessi che non sono comuni a tutti gli stati della UE, e quindi a tutti i popoli della comunità europea.

Francesco Palmieri

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